IL PREZIOSO EGO |
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Rinnegare l’ego. Annullare l’ego. Sopprimerlo. Ecco
il primo invito di molte discipline, più o meno moderne, a chi cerca di
intraprendere un percorso di evoluzione. Si ritiene infatti che l’ego
sia il nostro nemico principale, perché renderebbe l’uomo egoista e
presuntuoso, impedendo il fiorire di virtù come la modestia, l’umiltà,
la generosità.
Nei secoli scorsi il nemico più pericoloso
dell’uomo era la sessualità: secondo una mentalità diffusa, più di ogni
altra cosa impediva l’ascesa spirituale, e doveva essere combattuta in
ogni modo e in ogni attimo dell’esistenza. Ora, a quanto pare, abbiamo
cambiato bersaglio.
Ma sappiamo che cosa è l’ego?
E come mai l’uomo ne è fornito, se è solo un
temibile avversario della crescita personale? |
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In realtà tutte le componenti umane hanno un
ruolo e un’utilità, e cercare di sopprimerne una significa devastare
l’equilibrio e l’armonia che dovrebbe regnare all’interno dell’uomo.
Così è anche per l’ego.
L’ego è la consapevolezza di essere un individuo
distinto, una singolarità immersa nel Tutto. E’ quella parte dell’uomo
che contiene e tutela l’individualità; e l’individualità è ciò che
consente all’Uno di fare esperienza in questo mondo. Senza la coscienza
dei propri limiti fisici e psichici, infatti, ci si confonderebbe con il
resto del Cosmo, perdendo così la capacità di pensare e di operare e
rimanendo privi di ogni istinto di sopravvivenza – fondamentale per
garantire la propria preziosa esistenza.
Per poter vivere, agire e interagire è
indispensabile rendersi conto di essere delle entità collegate al Tutto,
ma allo stesso tempo ben distinte da ogni altra creatura. Senza l’ego
non si avrebbe coscienza di esistere. |
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E’ interessante sapere che l’ego ha una sua
collocazione fisica: è situato al centro della parte alta della fronte.
Esso è soprattutto la sede della ragione, una facoltà poco coltivata e
comunque lasciata quasi sempre in secondo piano. La facoltà di ragione è
quel pensiero obiettivo e indistruttibile che consente all’uomo di
vedere le cose con lucidità, di valutare correttamente, di mantenere uno
sguardo vigile, di difendersi e salvaguardarsi dal male che può
accadergli e che lui stesso può compiere. E’
quel giusto modo di pensare che mantiene in buona salute e in armonia
tra loro il corpo, la mente e il cuore. L’ego è la “centralina” che
trasmette gli impulsi vitali a queste tre componenti, suscitando la
volontà, la fermezza, la voglia di fare e di essere, la concretezza,
l’entusiasmo, l’orgoglio, la passione.
Poiché è essenzialmente consapevolezza e
razionalità, l’ego è ciò che permette all’uomo di entrare in contatto
con le energie più alte in cui è immerso: quelle energie che, sostenendo
la volontà, facilitano la crescita e l’elevazione. L’ego è il portatore
del nostro scopo di vita. |
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Perché dunque questa consapevolezza superiore,
sede di simili facoltà, ha una così brutta fama? Tutto dipende dal
rapporto che l’uomo ha con l’ego. Dipende dal posto e dalla
considerazione che gli riserva.
L’ego ha mille facce. Se gli viene concesso il
giusto spazio, senza soffocarlo e senza pretendere di sminuirlo o
addirittura di ucciderlo, diventa il più valido alleato della mente.
Esso conosce infatti l’unicità della persona, la sua provenienza divina
e il suo legame con le Forze superiori. Perciò è importante comprenderlo
a fondo, apprezzarlo e utilizzarlo nel miglior modo. E’ essenziale
accettare il suo ruolo e dargli la giusta considerazione, mantenendolo
in equilibrio con le altre componenti interiori.
Quando si perde il contatto con il proprio ego –
ovvero con la coscienza di ciò che realmente si è – l’equilibrio va in
frantumi, e si giunge a sottovalutarsi oppure, al contrario, a nutrire
una stima eccessiva per se stessi. Proprio questi errori di valutazione
aprono la strada alle “malattie” dell’ego.
Se la mente, magari per convenienza, dimentica la
funzione dell’ego e lo abbandona a se stesso, lasciandolo libero di
scorrazzare come preferisce, l’ego perde la sua razionalità e prende il
sopravvento. E’ allora che si diventa presuntuosi, egoisti, egocentrici
e capaci di qualunque bassezza. Tutte le componenti umane hanno bisogno
di rimanere collegate tra loro e giustamente valorizzate.
Di solito invece l’uomo è in guerra con se stesso:
il cuore è in disaccordo con la mente, la coscienza è isolata,
l’inconscio resta incontrollato... e allora l’ego predomina. |
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D’altro canto anche il timore di essere egoisti (o
di essere considerati tali), il desiderio di compiacere gli altri, la
convinzione di essere inferiori, inutili o incapaci sono sintomi di un
rapporto sbagliato con l’ego. Più rendiamo insignificante la nostra
vita, più l’ego diventa rinunciatario. E allora sviluppa la sua parte
peggiore. Un ego soffocato e oppresso troverà sempre il modo per
compensare l’umiliazione che subisce. E’ possibile che si faccia sentire
tramite la depressione, ad esempio, o creando assurdi sensi di colpa;
oppure ci avviserà della sua sofferenza distruggendo la capacità di
sentimento, impedendoci di provare quelle emozioni necessarie ad entrare
in rapporto con la vita e con gli esseri.
Perché ci lasciamo annientare da una situazione o
da un’altra persona? Perché ci trasciniamo nell’apatia? Perché abbiamo
lasciato ammalare l’ego: non lo abbiamo tenuto in giusta considerazione,
non l’abbiamo ascoltato. Siamo capaci addirittura di annullarlo
totalmente e di sostituirlo con una massa di pensieri e sentimenti
negativi, che prendono il sopravvento su tutto. Rinnegare l’ego
significa mettere il proprio sistema immunitario emozionale in
condizione di non riconoscere i corpi estranei, e di farsi fagocitare
dai “germi” degli abusi altrui. |
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E’ l’ipertrofia dell’ego che dev’essere combattuta,
non l’ego in sé. Reprimere l’ego significa fare la guerra ad una parte
di noi... Cosa può esservi di più sciocco? Non è diverso dalla lotta
alla sessualità che hanno intrapreso da secoli le religioni ufficiali,
coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti: l’istinto sessuale
represso degenera in perversioni.
In realtà la guerra contro l’ego è spesso un alibi:
addossandogli le colpe delle nostre tendenze e atteggiamenti sbagliati,
ci si comporta un po’ come chi attribuisce la responsabilità di ogni
male al diavolo. |
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Il bene e il male convivono in ciascuno, ma
l’aspetto “buono” dell’ego, per natura, predomina su quello “cattivo”.
Siamo noi, coi nostri pensieri, convinzioni e sentimenti sbagliati, ad
ingigantire quest’ultimo rendendolo invasivo e distruttivo.
Quando l’ego prende il dominio, spezza ogni armonia
interiore e frena la volontà di lavorare per migliorarsi, perché
induce l’uomo a dire: "Cosa c'è di più importante di me?".
L’egoismo che ne deriva non lascia posto a quella
componente amorevole indispensabile alla propria salute. E se non si
permette alle pulsioni altruistiche - provenienti dal cuore e
dall’anima – di avere il loro spazio e la loro esistenza, saranno altre
forze meno benefiche a dominare. Eppure, se potessimo comprendere
appieno che prendersi cura non solo di se stessi ma anche di tutto il
resto è fondamentale per il benessere personale, sicuramente la nostra
vita sarebbe più facile e più felice.
Ma non si può confondere l’ego con le sue
disfunzioni: cioè l’egoismo, l’ambizione sfrenata, la presunzione,
l’egocentrismo o, al contrario, la disistima e la demolizione di sé.
Disfunzioni che siamo noi stessi a provocare, quando trascuriamo la voce
sana di questa nostra componente, che è invece alla base
dell’affermazione dell’uomo e della realizzazione del suo Compito
individuale.
Maria Antonietta
Pirrigheddu
07.06.11 |
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